“Abbiamo di fronte alcuni passaggi che riteniamo cruciali per decidere il futuro assetto della terapia antalgica contro il dolore”: con queste parole la vicepresidente dell’associazione C.I.D – Curare il dolore Nadia Caselgrandi, intervenendo alla tavola rotonda organizzata alla Polisportiva Sacca sabato 3 dicembre, ha introdotto le proposte e i propositi dell’associazione per continuare nel proprio lavoro di sensibilizzazione sul tema della cura del dolore, di informazione e accompagnamento ai malati e alle proprie famiglie, di sostegno alle strutture pubbliche preposte al contrasto del dolore e di promozione del miglioramento della rete di servizi contro il dolore. Obiettivi primari, ora, sono la valorizzazione ulteriore del Centro di Terapia antalgica di Castelfranco Emilia e la realizzazione di una rete di servizi sul territorio più vicini ai malati. “Riconosciamo – ha detto Nadia Caselgrandi – che il CTA di Castelfranco Emilia è stato salvaguardato e riconosciuto come riferimento provinciale anche nella trasformazione da ospedale a casa della salute a Castelfranco con struttura chirurgica e posti letto presso il Nosae di Baggiovara. Per non disperdere qualità e competenze, per favorire l’attivazione di una rete territoriale, è indispensabile ora che venga riconosciuto come struttura di secondo livello. Non per campanilismi ma per qualità, prestazioni, competenze e non ultimo per localizzazione. Che si chiami spoke potenziato o hub, la denominazione è meno importante, della sostanza effettiva. Si tratta di un riconoscimento regionale da riprendere. La scelta precedente era stata fatta su base puramente aritmetica: un hub ogni due milioni e mezzo di abitanti, uno spoke ogni 300mila abitanti. Di fatto sono stati applicati, come stabilito dalla legge, i lea, livelli essenziali di assistenza: il livello essenziale è il minimo, ma sopra si può andare, ancor più in una realtà dove vi sono strutture già presenti, come il CTA di Castelfranco Emilia, che possono essere ulteriormente valorizzate. Invitiamo, pertanto, le istituzioni locali, i sindaci, gli amministratori, i dirigenti Ausl a sostenere questa richiesta nei confronti della Regione Emilia-Romagna”. Il riconoscimento di ente di secondo livello, da parte della Regione, favorirebbe la definizione di una rete territoriale contro il dolore e l’attivazione di ambulatori, di punti di primo livello, presso le diverse strutture ospedaliere e le case della salute. La Regione Emilia Romagna ha stabilito che nel territorio modenese siano attivabili tre spoke: ad ora sono presenti sul territorio Mirandola, Pavullo e Castelfranco. “Noi riteniamo – ha aggiunto Nadia Caselgrandi – che sia necessario articolare ulteriormente i presidi e informare compiutamente i cittadini sui servizi a loro disposizione. Una rete serve se le persone sanno che esiste e al suo uso vengono indirizzate”. La legge 38 del 2010 “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”, inoltre, stabilisce che siano previsti specifici percorsi di formazione: anche l’associazione C.I.D – Curare il dolore è disponibile a impegnarsi in tal senso. “Se l’Ausl promuove – ha affermato Nadia Caselgrandi – noi sosteniamo, ritenendolo un passaggio strategico per l’affermazione della lotta al dolore”. Infine, una proposta valida per il prossimo 29 maggio, Giornata nazionale del sollievo: “La nostra associazione – ha concluso Nadia Caselgrandi – ritiene che fotografare lo stato dell’arte dell’applicazione della legge 38 nella nostra provincia sia importante per riflettere e operare, per sopperire alle inadeguatezze ancora presenti. Possiamo pensare a un lavoro congiunto per definire una ipotesi di questionari, da proporre anche alla Regione Emilia-Romagna? Noi ci saremo anche coinvolgendo le altre associazioni di volontariato del territorio”.